UOMO, FOTOGRAFIA E NATURA



La fotografia naturalistica è una delle tantissime sfaccettature dell'arte fotografica che, come dice il nome, è una dedicata agli animali e all'ambiente. Secondo il mio personale parere dovrebbe esprimere il senso di libertà degli animali, infatti trattare questo stile di fotografia, significa rappresentare gli animali nel loro status naturale, senza gabbie e limiti, esprimendo al meglio il loro stile di vita nel loro habitat naturale. D'altro canto, l'uomo si è sempre interessato ai fenomeni naturali cercando di cogliere l'essenza e la verità del mondo che lo circonda. Ne sono la dimostrazione alcuni filosofi come Anassimandro, Talete ed Anassimene. Ognuno di loro sostenendo teorie e archè ("principio" da cui tutte le cose derivano) differenti, sono accumunati dallo stesso senso di curiosità di conoscenza e dall'abbandono dogmatico della vita.
La storia e la filosofia ci insegnano che l'uomo è influenzato continuamente dall'ambiente che lo circonda. Nonostante le epoche, mentalità e modi conoscitvi differenti gli uomini si sono sempre immersi nella voglia quasi morbosa di trovare risposta a queste domande di principio:

  • Chi siamo? 
  • Da dove veniamo?
  • Qual è l'origine dell'universo?
  • Perché le cose sono come sono e accadono come accadono?

Il fotografo in questo caso non deve considerare la natura come una parte di sé ma deve sentire se stesso come parte della natura, perché la presenza del fotografo non deve influire nell'ambiente circostante. La fotografia è un mezzo potente di comunicazione e rappresentazione, nella fotografia naturalistica è possibile trovare anche una sensibilizzazione alla natura: educa l'uomo a uno stile di vita più responsabile ed ecologico nei confronti dell'ecosistema. Come sempre, la fotografia è prova di insegnamento. 

Per spiegare il legame uomo- natura ho scelto una fotografia di Gianluca Parsi, fotografo di cui ho già parlato in questo articolo https://fotografiartedisaperguardare.blogspot.it/2018/03/parsi-e-il-sublime-ho-deciso-di.html, chiedendogli di raccontarmi le sue emozioni durante lo scatto.

Gianluca Parsi.
"Mi ricordo di quando ero piccolo, di tutte quelle volte che con gli amici andavamo a perderci negli uliveti sui monti, o nelle macchie di pini sui pisani.
Mi ricordo quando con mia nonna scorrazzavamo nei castagneti di Gragnanella in cerca di porcini, l'odore del sottobosco umido, i raggi del sole filtrare attraverso le fronde più o meno rade. Il bosco era la dimensione dell'immaginazione, con un bastone in mano diventavi un cavaliere armato di spada, le erbacce e le felci i nemici da sconfiggere, i tronchi colonne di una fortezza inespugnabile.
Ogni bosco, è un sogno cristallizzato."

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